PSICOMAGIA – Un’arte per guarire di Alejandro Jodorowsy

Psicomagia è il film più completo sul lavoro terapeutico di Alejandro Jodorowsky. Attraverso testimonianze reali ci spiega cos’è la psicomagia, quali sono i suoi principi e come viene praticata. Ci mostra alcune persone durante il loro processo di guarigione, dalla realizzazione del loro “atto psicomagico” fino alla dimostrazione dei relativi effetti. Per Jodorowsky, molti dei nostri problemi derivano dalle barriere create dalla nostra società, dalla nostra famiglia e dalla nostra cultura, tutti fattori che ci impediscono di trovare il nostro vero io. La psicomagia aiuta le persone a liberarsi da queste catene. Gli atti psicomagici hanno un forte impatto sull’inconscio. Perciò, sono spesso impressionanti e altamente cinematografici. Il film va oltre la finzione, filmando la realtà, ma una realtà accresciuta, magica e curativa. Psicomagia – un’arte per guarire è il film manifesto di un grande maestro

BÎR Il Pozzo, di Veysi Altay. Cinema curdo. Proiezione unica senza repliche.

Negli anni ’90 molte persone in Kurdistan sono state arrestate e interrogate sotto tortura; i loro assassini hanno eliminato i corpi gettandoli dagli elicotteri o seppellendoli in pozzi pieni di acido. Migliaia di persone, come Jitem e Hizbul-Kontra, sono state uccise da forze paramilitari le quali, sebbene continuino a negarlo, sono state finanziate e sostenute dallo stato. Il documentario racconta il caso di sette persone, tra cui quattro bambini, scomparsi dalla città di Kerboran [Dargeçit] nel 1995, e la ricerca instancabile delle loro spoglie da parte delle famiglie.

PSICOMAGIA – Un’arte per guarire di Alejandro Jodorowsy

Psicomagia è il film più completo sul lavoro terapeutico di Alejandro Jodorowsky. Attraverso testimonianze reali ci spiega cos’è la psicomagia, quali sono i suoi principi e come viene praticata. Ci mostra alcune persone durante il loro processo di guarigione, dalla realizzazione del loro “atto psicomagico” fino alla dimostrazione dei relativi effetti. Per Jodorowsky, molti dei nostri problemi derivano dalle barriere create dalla nostra società, dalla nostra famiglia e dalla nostra cultura, tutti fattori che ci impediscono di trovare il nostro vero io. La psicomagia aiuta le persone a liberarsi da queste catene. Gli atti psicomagici hanno un forte impatto sull’inconscio. Perciò, sono spesso impressionanti e altamente cinematografici. Il film va oltre la finzione, filmando la realtà, ma una realtà accresciuta, magica e curativa. Psicomagia – un’arte per guarire è il film manifesto di un grande maestro

BORDER Creature di confine. Miglior Film al Festival di Cannes – Un Certain Regard

Tina (Eva Melander), impiegata alla dogana, è nota per il suo olfatto eccezionale. È come se riuscisse a fiutare il senso di colpa, la paura, la vergogna. Tina si dimostra infallibile fino al giorno in cui Vore (Eero Milonoff), un uomo all’apparenza sospetto, le passa davanti e le sue abilità per la prima volta sono messe alla prova: sente che Vore nasconde qualcosa che, però, non riesce a decifrare. Peggio ancora, ne è irresistibilmente attratta e la storia d’amore con lui le farà scoprire la sua vera identità. Con Vore, infatti, Tina condivide una natura segreta. Tutta la sua esistenza non è stata che una menzogna e ora dovrà scegliere se continuare a vivere una bugia o accettare la sconvolgente verità che le ha offerto Vore. Miglior Film al Cannes Film Festival, sezione Un Certain Regard.

EASY RIDER (versione restaurata) di Denis Hopper. Con Jack Nicholson, Peter Fonda

“Billy e Wyatt partono sulle loro Harley-Davidson. Fanno molti incontri, piacevoli e no. Il più famoso “film di strada” della storia del cinema. Il tema classico del viaggio si mescola con quelli della cultura alternativa degli anni ’60: marijuana, musica pop, protesta hippy, pacifismo, crisi del mito americano. In varia misura furono ammirate la colonna musicale (che include brani di Byrds, The Band, Robbie Robertson, Jimi Hendrix, Bob Dylan, Steppenwolf), la bizzarra tecnica di montaggio, la suggestiva fotografia, l’interpretazione di Nicholson”. Sul finale un atto d’accusa e un’allusione “alle uccisioni dei due Kennedy e di Martin Luther King: “le immagini della terribile fine della festa, del pugno di ferro del realismo che intendeva liquidare definitivamente il sogno.” (Furio Colombo, 1999). 
Davvero epica la colonna sonora con brandi di “The Band, The Byrds, The Jimi Hendrix Experience e Steppenwolf.
Easy Rider è un film simbolo degli anni ’60, il road movie per eccellenza e quello più a contatto con la mitologia della frontiera. È il più celebrativo del binomio libertà-strada aperta. Detour presenta la versione appena restaurata del film a cura della Cineteca di Bologna in cui potrete apprezzare la straordinaria fotografia di Lazlo Kovacs.

DONNA HARAWAY – Story Telling for Earthly Survival. In esclusiva al Detour. Proiezione unica.

“Abbiamo bisogno di altri tipi di storie,” è la richiesta incalzante di Donna Haraway di fronte alla telecamera. Ma che forma dovrebbero prendere queste storie? Che suono potrebbero avere e come potremmo percepirle? Il regista belga Fabrizio Terranova sembra aver preso a cuore l’imperativo di Haraway.  Sperimentando diversi tipi di narrazione, piegando il genere del documentario, fondendo l’intimo quotidiano con il giocosamente surreale, Terranova dà corpo e immagine ad alcune delle teorie più originali e innovative della grande studiosa e pensatrice statunitense. Un documentario estetico, intelligente, appassionante, dove è lo story-telling di Donna Haraway che anima lo schermo e che si popola di scenari immaginari insoliti e sorprendenti.

THE RIDER di Chloé Zhao. Sundance Film Festival 2019. Ultima proiezione.

Dopo un tragico incidente a cavallo, il giovane Brady vede i suoi sogni sfumare: scopre infatti che non potrà più gareggiare. Tornato a casa nella riserva indiana di Pine Ridge, South Dakota, Brady lotta per superare il trauma dell’incidente, sia dal punto di vista fisico che psicologico.
Nonostante il momento difficile, il ragazzo non può pensare solo a se stesso, deve infatti badare alla sorella Lilly che, affetta dalla sindrome di Asperger, non può contare sulle attenzioni del padre Wayne. L’uomo, dipendente dal gioco d’azzardo, arriverà addirittura a vendere il cavallo preferito di Brady per saldare i suoi debiti. Frustrato e oppresso dal senso di inadeguatezza, Brady si allontana dal mondo e dagli amici del rodeo e inizia a spendere la maggior parte del suo tempo con l’amico Lane (Lane Scott) anch’egli in riabilitazione intensiva dopo un incidente. La lontananza dai cavalli diventa però insopportabile e Brady torna così ad allenarsi. Ma dovrà prendere una decisione: dedicarsi alla guarigione con l’aiuto della sua famiglia e dei suoi amici, o rischiare tutto per mantenere l’unico senso di sé che abbia mai conosciuto.
Presentato alla 70esima edizione del Festival di Cannes, questo post-western dai potenti spunti documentaristici è diretto dalla giovane regista cinese Chloé Zhao, trapiantata da anni a New York. 

LA CADUTA DELLA CASA USHER di Jean Epstein. Sonorizzato dal vivo da Le Grand Lunaire

Primo grande appuntamento dell’autunno al Cinema Detour dedicato al cinema e alla musica dal vivo: Le Grand Lunaire (Adriano Lanzi, chitarra elettrica; Paolo Di Cioccio, oboe e theremin) sonorizzano LA CADUTA DELLA CASA USHER (Francia, 1928) di Jean Epstein, tratto da un racconto di Edgar A. Poe.
Per il film “La Caduta della Casa Usher”, il grande teorico del cinema e autore originalissimo Jean Epstein si avvalse come aiuto regista di un allora ventottenne Luis Buñuel, realizzando, più che una trasposizione fedele dell’omonimo racconto di Edgar A. Poe, un affresco composito di atmosfere e temi cari allo scrittore statunitense, attingendo anche ad altre opere quali Ligeia e Il Ritratto Ovale. Ne risulta un’opera unica nel suo genere, con effetti simili a quelli della corrente dell’Espressionismo, sebbene ottenuti con mezzi e presupposti teorici del tutto diversi. La sonorizzazione di Le Grand Lunaire ne sottolinea il senso di sospensione e dilatazione temporale, il fatalismo claustrofobico, le punte sconcertanti di umorismo macabro e paradossale.
Il duo elettroacustico Le Grand Lunaire si muove tra scrittura e improvvisazione. Nella stratificazione del materiale trovano spazio suggestioni cameristiche, alterazione timbrica degli strumenti, e cellule ritmiche di matrice rock/jazz.

ON THE ROAD FILM FESTIVAL > Bando di partecipazione 2019

On the Road Film Festival, giunto alla sua settima edizione consecutiva, è un festival cinematografico di rilevanza internazionale articolato in due sezioni competitive, sezioni fuori concorso, focus ed eventi collaterali, che traccia un percorso inedito di cinema indipendente ispirato al viaggio, alle geografie erranti, agli attraversamenti di terre selvagge e agli spaesamenti metropolitani.
Strada e frontiera ne sono le parole-chiave, da intendersi in ogni possibile declinazione, simbolica, geografica o temporale: il viaggio che percorre strade dimenticate, sentimentali o artistiche, la digressione da itinerari prestabiliti, il cammino individuale e gli esodi collettivi, il valicare di frontiere fisiche o mentali.
Sede principale del festival  il leggendario cinema Detour di Roma, e con incursioni nell’area metropolitana e nell’intero territorio laziale. 
Il programma della manifestazione si sviluppa sull’arco di due settimane del mese di novembre 2019, articolandosi in due sezioni competitive di rilevanza internazionale, una sezione collaterale con proiezioni fuori concorso, focus monografici/tematici e matinée didattici, per concludersi con la cerimonia di premiazione alla presenza di autori, componenti dei cast e giurati.
Una Giuria di esperti e il voto del pubblico in sala assegnano premi in denaro, tenuta in programmazione dei film con riconoscimento di percentuale sugli incassi, menzioni speciali ed eventuali premi speciali offerti dagli sponsor.
SCADENZE / DEADLINES: Regolari > 31 agosto 2019 | Ultima chiamata > 15 settembre 2019

THE GREENAWAY ALPHABET

“La vita è arte e l’arte è vita”. Questo il motto di Peter Greenaway, filmmaker fra i più eclettici del cinema contemporaneo. Partendo da questa premessa Saskia Boddeke, artista multimediale nonché moglie del regista, fa incursione nella mente del marito. La creatività di Greenaway è incorniciata in una conversazione con la figlia adolescente Pip, che in un dialogo ricco d’ironia mette in ordine alfabetico i punti salienti della vita del padre. “A come Amsterdam”, dice Mister Greenaway, ma anche “A come Autismo”, lo incalza Pip. Le domande della figlia lo colpiscono dritte al cuore, permettendo alla moglie di trarne un ritratto unico nel suo genere: quello di un visionario, sì, ma soprattutto di un uomo e della sua battaglia contro il tempo.