Cinema Detour - Aprile 2010
Cinema Detour / Oasi Urbana - Via Urbana 107 (NUOVA SEDE) 00184 Roma
www.cinedetour.it cinedetour@tiscali.it
Ingresso riservato ai soci. tessera annuale 7 € + sottoscrizione

 

VEN 9 APRILE ACROSS VIDEO e DETOUR CINEMA presentaNO


ROBERT CAHEN. L'ENTRAPERÇU
Video d’arte 1976 – 2003

Con una serata dedicata a Robert Cahen, uno degli autori più noti e importanti della ricerca video internazionale, torna ACROSS.VIDEO, progetto a cura di Cristina Nisticò. Le proiezioni saranno introdotte da Silvia Bordini, docente alla Sapienza Università di Roma, e dal M° Nicola Sani, compositore e Presidente della Fondazione Isabella Scelsi di Roma. Durante la serata verrà presentata la nuova edizione del libro “Il respiro del tempo. Cinema e video di Robert Cahen” di S. Lischi e del dvd allegato, ETS, Pisa 2009.

Attraverso la proiezione dei video di Robert Cahen si tratteranno i concetti, i temi e le caratteristiche tecniche del suo lavoro: la rarefazione, il passaggio, la mobilità e l’immobilità, i rallentamenti e le accelerazioni, il tempo sospeso dell’immagine elettronica, il viaggio, la percezione del suono, il colore reale ed elettronico, l’intravisto, il paesaggio sonoro e visivo e il rapporto che lo lega all’essere umano.

Robert Cahen nasce a Valence in Francia nel 1945 e si diploma a Parigi al Conservatoire National Supérieur de Musique nel 1971 con Pierre Schaeffer. Realizza oltre settanta opere dal 1973 a oggi: film, film fotografici, video, videoinstallazioni. Nei suoi lavori Cahen trasferisce all’immagine le sperimentazioni tecniche e linguistiche della scuola della musica concreta. I suoi lavori, presentati in festival e manifestazioni artistiche internazionali, sono stati spesso trasmessi da reti televisive. Molte sue opere sono state acquisite da musei, archivi e collezioni. Gli sono stati dedicati innumerevoli omaggi e retrospettive in tutto il mondo. Vive a Mulhouse in Alsazia e continua a viaggiare

20.30 Aperitivo + video di Robert Cahen nella NewTvGallery itinerante di A.V.

Estratti da: Cartes Postales Video, 1984 -1986, Cahen/Huter/Longuet - Sept visions fugitives, 1995-1997, 35’


Dalle 21.30
Introduzione alla serata e presentazione degli ospiti in sala

Intervento della Prof.Silvia Bordini “Il video d’arte di Robert Cahen”
Intervento del Presidente della Fondazione Scelsi M° Nicola Sani "Suono e immagine nei video d’arte di Robert Cahen”

a seguire proiezioni:

- videointervista a R.Cahen del collettivo ranElettriKe (10')
- video anni '70 e '80: - Karine, 1976, 8’ 19’’ - Juste le temps, 1983, 13’ - Hong Kong Song, 1989, 21’
- video anni '90 e del 2000 - Voyage d’hiver, 1993, 18’ 40’’ - L'étreinte, 2003, 8’

SAB 10 - DOM 11 APRILE INDIPENDENTI ITALIANI_Giovanni Pianigiani

21.00 LA CANZONE DELLA NOTTE di Giovanni Pianigiani (Italia 2008, 85 min.) Il film disegna un'affascinante storia d'amore nello stile del noir misterioso e sensuale. Una storia d'amore dolce e terribile, immersa nelle atmosfere palpitanti di una Roma notturna che si accende di tinte melodrammatiche, punteggiata dalle canzoni misteriose e avvolgenti di Frank Amore. Frank, che ogni sera suona il pianoforte e canta, nel night semibuio, perso nell'oscurità amica della notte di Roma. Lui che riesce a leggere nel futuro tramite la divinazione, che aiuta i tanti amici del night a risolvere problemi e angosce leggendo nei loro segni, dopo ogni concerto. Frank che non ricorda il proprio passato, che sa soltanto di essere stato soccorso, smemorato e confuso, anni prima, dal signor Altaj, il proprietario del night.Sara, che ogni sera balla aggraziata e coinvolgente per il pubblico affezionato del night. Sara che da bambina era così sola. Sara che adesso ha la nuova famiglia nel night del gentile signor Altaj. Alana misteriosa, indecifrabile. che arriva da un luogo lontano per ereditare il night alla morte del signor Altaj, suo zio e proprietario del club. Alana che sa perché il signor Altaj è stato sgozzato nel proprio letto, e probabilmente sa da chi è stato ucciso. Alana che diventerà presto la rivale di Sara, e che rischierà di distruggere tutto il mondo ovattato e protettivo del night. Quale terribile segreto si porta dietro la meravigliosa donna venuta dal Caucaso? Riuscirà a contrastare i propri istinti, combattendoli con la propria dolcezza e bontà?

GIO 15 APRILE VISIONI PRESENTA

21.00 LA MONTAGNA SACRA (Messico-Usa 1973, 114') di Alejandro Jodorowsky. In una emblematica nazione latinoamericana, repressa e sottosviluppata, un giovane ladro e nove potenti ricorrono a un alchimista perché li faccia partecipi del segreto dell'immortalità. Devono raggiungere nove saggi che da tremila anni vivono in cima a una mitica montagna... Frutto di una cultura sincretica in cui sembra di ravvisare le tracce lasciate da Buñuel, Dalí, Fellini, Topor e Arrabal insieme.

VEN 16 APRILE RO.MI. Arte Contemporanea e Studio RA Presentano:
VIDEOART- CONTAMINAZIONI
TERZA RASSEGNA. DALLE ORE 21.00

In questa terza rassegna VIDEOART-CONTAMINAZIONI continua a caratterizzarsi per la proposta di video dai contenuti e stili più disparati, come specchio della nostra complessa realtà contemporanea. Dopo le avanguardie storiche, le esperienze del secondo dopoguerra, con le neo-avanguardie, dopo happening, performance, installazioni, land art, body art, arte povera, le installazioni audio visive di Nam June Paik e Wolf Wostell esponenti del gruppo Fluxus, stiamo oggi vivendo in pieno una nuova, profonda metamorfosi nel campo delle arti in genere e dei nuovi media in particolare.

La classificazione in arte astratta o figurativa perde logicamente ogni significato e rimane una concezione obsoleta riferita al prodotto estetico. Le nuove tecnologie applicate all’espressione artistica hanno creato inedite sintesi espressive che vanno ben oltre vecchie ed inutili distinzioni. Siamo nel pieno sviluppo di un’arte multimediale dove la videoart sembra svolgere un ruolo di sintesi, collegandosi, facendo da collante e interagendo con i protagonisti delle più varie discipline.

Quando si parla di VIDEOART-CONTAMINAZIONI si vuole evidenziare con chiarezza il rapporto con altre forme espressive dove spesso la dinamica di interscambio diventa inestricabile. Il video può inglobare, sintetizzandoli e trasformandoli in un unico dispositivo sonoro-visuale, i “vecchi” linguaggi della pittura e scultura, del teatro e della danza, di installazioni e performance ma anche nutrirsi di tutta l’esperienza del cinema e di un ibrido rapporto di interscambio con la tv e il suo schermo. A loro volta ormai i vecchi e nuovi media espressivi usano le proiezioni video integrandole nella loro area specifica, prestandosi ad una contaminazione sempre più profonda. L’installazione, il teatro, la danza, la musica, la poesia interagiscono sempre più con immagini video, si completano, traendone un notevole potenziamento.

Con la scienza il rapporto è duplice: da un lato la videoart è figlia della più sofisticata ricerca scientifica applicata ed infatti non si può non sottolineare che il suo sviluppo è strettamente legato alle ricerche scientifiche, soprattutto alla fisica quantistica, che consentono di elaborare tecnologie sempre più avanzate creando una pressoché illimitata possibilità di sperimentazione. Mentre dall’altro lato la videoart può elaborare immagini che, in parallelo con le scienze, investigano la possibilità di costruire nuove coraggiose realtà.

L’arte e la scienza sono sicuramente i campi nei quali l’intelletto può operare ai più alti livelli per giungere alla conoscenza e proprio per questo motivo l’interazione tra di essi dovrà essere la regola per il futuro.

Partecipano alla rassegna video i seguenti Artisti:

Vincenzo Ceccato
- L’ultima cena a 9 miliardi di anni luce
Giampiero Cerichelli
- Icona d’assenza Carlo Leoni - Molecole di Luce2… La Grande Madre
Andrea Leoni
- Maya
David Medalla -
Urbi et Orbi Gruppo Sinestetico - Plastik
Leoni – Ceccato
-La Trama Invisibile

romi.art@fastwebnet.it + 39 348 8097446
info@studiora.eu - www.studiora.eu + 39 3491597571

GIO 22 APRILE

GIORNATA MONDIALE DELLA TERRA
PRIMA ITALIANA - proiezione gratuita aperta a tutti (soci e non) in collaborazione con
MACROVIDEO, OASI URBANA, e Terranauta.it

17.30 Il Mondo secondo MonsantO - Storia di una multinazionale che vi vuole molto benE(PRIMA ITALIANA - "The World According to Monsanto", Francia/Canada 2008, 109', versione doppiata in Italiano) di Marie-Monique Robin. Una co-produzione franco-canadese: Image & Compagnie, Productions Thalie, ARTE France, NFB e WDR 2008. Distribuito in Italia da MacroVideo, di New World Multimedia, un marchio distribuito dal Gruppo Editoriale Macro.

 



A rivelare la storia, le azioni e gli interessi di questa potente multinazionale e a far luce sulle reali conseguenze sanitarie e ambientali degli OGM, arriva finalmente in Italia la coraggiosa inchiesta della giornalista francese Marie-Monique Robin. Frutto di tre anni di ricerche in giro per il mondo, questo straordinario documentario, ricco di autorevoli testimonianze e importanti documenti inediti, risponde a molte domande che toccano da vicino il presente e il futuro del nostro pianeta.

Vandana Shiva, fondatrice dell’Istituto indipendente Research Foundation for Science, Tecnology and Ecology di Nuova Delhi dichiara: «Il Mondo secondo Monsanto ci risveglia dalla dittatura che Monsanto sta cercando di stabilire sul nostro cibo, sull’ambiente e sulla nostra conoscenza. Le libertà fondamentali e la sopravvivenza sono in pericolo. Non possiamo permettere che la Monsanto prenda il controllo sulla vita».

Monsanto è il principale produttore mondiale di Organismi Geneticamente Modificati (Ogm) ed è una delle aziende più controverse della storia industriale. Dalla sua fondazione nel 1901, nel corso degli anni, la multinazionale di Saint Louis nata come industria chimica, è stata accusata di negligenza, frode, attentato a persone e cose, disastro ecologico e sanitario, utilizzo di false prove. Eppure, oggi, questo pericoloso gigante della biotecnologia che si pubblicizza come azienda della “scienza della vita”, grazie ad una comunicazione ingannevole, a pressioni e corruzioni, a rapporti di collusione con i vertici politici e amministrativi USA, continua indisturbato ad esportare e imporre in tutto il mondo il pericoloso modello dell’agricoltura transgenica. Un impero industriale con sedi in quarantasei Paesi e un fatturato annuo di 7,5 miliardi, che ha coperto in colture OGM quasi 100 milioni di ettari tra Stati Uniti, Argentina, Brasile, Canada, India, Cina, Paraguay, Sudafrica, Spagna, Romania.

«Nelle campagne del mondo ci vogliono uomini, non multinazionali. Il cibo deve essere prodotto per essere mangiato, e non solo per essere venduto. Ne va della sovranità alimentare dei popoli; ne va della nostra libertà. Non ci è dato sapere quali saranno in futuro gli effetti degli OGM sulla salute dell’ambiente e delle persone, ma per ora è certo che essi sono di proprietà di multinazionali che mirano a controllare il nostro cibo su scala globale, per vendercelo alle loro condizioni. Il Mondo secondo Monsanto ci fa capire di più su questi processi perversi, e ci mette in guardia sul futuro del cibo»
Carlo Petrini fondatore Slow Food

 


- a seguire: Cinematografo Poverania e BizzarroCinema.it presentano

21.30 FALENE (Italia, 2009 - 65') di Andres Arce Maldonado. Con Paolo Sassanelli e Totò Onnis. Due amici quarantenni s'incontrano di sera, per strada. Parlano del più e del meno, della vita, parlano di niente in realtà e dalle loro chiacchiere traspare il vuoto di un'esistenza desiderata, sognata, immaginata, ma vissuta mai. Ma non è una sera come le altre questa. Hanno un appuntamento con qualcuno, un appuntamento che dovrebbe finalmente permettere loro di cambiare vita e realizzare il sogno mai celebrato: abbandonare la mediocre realtà che li circonda, nella quale da sempre sono invischiati e dalla quale mai hanno trovato la forza di uscire. Selezionato al: Raindance Film Festival 2009 Montpellier Film Festival 2009 Bari International Film Fest 2010. Bizzarro Cinema (Recensione film + intervista al regista Andres Arce Maldonado)

Saranno presenti in sala: il regista Andres Arce Maldonado e il produttore Giovanni Costantino (Tauma).



Il Mucchio Selvaggio (Fuori Uscite): Sono i momenti di ordinaria disperazione che spingono a sognare, ma un sogno disperato può anche trasformarsi in incubo. Ne sanno qualcosa i due protagonisti di Falene: Enzo, gigante buono dall’anima apparentemente candida, e Sergio, uomo di mondo un po’ vanesio che, dietro un’ostentata sicurezza, nasconde tutta la sua inconsistenza. I due sembrano avere molto poco in comune, ma si conoscono da tempo e condividono lo stesso sogno: abbandonare Bari e le loro vite troppo provinciali, per recarsi a Parigi, dove vivono le donne migliori, dove circolano i soldi veri e dove passa la gente che conta. Il piano per raggiungere lo scopo è perfetto e la capitale francese sembra già più vicina. Scritto con eleganza da Andrej Longo – autore della pluripremiata raccolta di racconti Dieci - Falene si svolge quasi totalmente di notte, con la macchina da presa che, a parte qualche inserto “immaginato” e quindi coloratissimo e surreale, inquadra esclusivamente l’angolo di strada dove si incontrano i due protagonisti. Per tre quarti di film non accade assolutamente nulla, Enzo e Sergio parlano tra loro, raccontano, battibeccano ma non fanno annoiare chi osserva: c’è tensione drammatica e c’è un senso dello humour a cavallo tra il paradosso e la chiacchiera da bar. I loro discorsi - grazie anche alla bravura dei due interpreti, equilibrati e credibili - li rendono parenti stretti dei logorroici tipi tarantiniani. Il risultato di questo lungo chiacchierare è che, se sulle prime si ride dei due amici e del loro modo di intendere le cose, alla fine si familiarizza con loro e si rimane coinvolti nell’eterna attesa. Poi tutto esplode, s’infiamma e brucia. La quiete viene stravolta in un attimo: il regista Andres Arce ci scaraventa di punto in bianco nell’incubo, nella realtà. Spesso, a fare la differenza, non è cosa si racconta ma come lo si racconta. Andres Arce ha centrato il giusto tono.

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VENERDI' 23, SABATO 24, DOMENICA 25 APRILE - CINEMA DETOUR

L’AssOCIAZIONE cultURALE IL RINOCERONTE in collaborazione con DETOUR CINEMA

presenta

Brancatiana
Il cinema secondo Vitaliano Brancati

"Nella prima metà del Novecento, Vitaliano Brancati fu l’intellettuale siciliano più fervido, fecondo e acuto nell’analizzare la società italiana: la tragedia del fascismo, la discontinuità ininterrotta della democrazia italiana, l’imperizia degli intellettuali travolti dalla loro ignavia esistenziale. Brancati fu autore di romanzi, racconti, saggi ed opere drammatiche a metà tra la satira e l’esistenzialismo, attenti a svelare, molto spesso sotto la lente deformante del sesso, l’ipocrisia ed i tabù morali della società italiana.
La strutturazione delle sue pagine si fa forte di un’icasticità senza pari tra gli autori a lui contemporanei: le piazze assolate, i bar nella controra, i vitelloni al caffè sono momenti entrati nell’immaginario collettivo, autentici fotogrammi già pronti a catalogarsi in una cineteca ideale. [...]
Tra le altezze di uno Zampa e la furbizia di un Vicario, il rapporto di Brancati con il cinema fu qualcosa di notevole, che ancora oggi merita di essere discusso, analizzato, riscontrato. La rassegna Brancatiana propone, nell’arco di tre serate (dal 23 al 25 aprile), una piccola ricognizione dei rapporti tra Brancati ed il cinema italiano, tramite la proiezione di film preceduti dalla lettura di brani di romanzi e racconti dell’autore siciliano." (Andrea Pergolari)

Struttura dell’iniziativa: La serata d’apertura, in cui sarà proiettato il film Anni difficili (Luigi Zampa, 1948), sarà dedicata al lavoro di Brancati come sceneggiatore di un film tratto da un proprio testo letterario. La proiezione sarà preceduta dalla lettura di alcuni brani del racconto lungo Il vecchio con gli stivali, all’origine del film di Zampa.
Introdurrà l’incontro (e l’intera rassegna) la scrittrice Antonia Brancati, figlia di Vitaliano. Nella seconda serata, con la proiezione del film L’uomo, la bestia e la virtù (Steno, 1954), tratto dalla farsa di Pirandello, sarà discussa l’attività di Brancati come sceneggiatore di testi letterari altrui. Alla serata presenzierà Enrico Vanzina, figlio di Steno; prima della proiezione del film sarà letto il racconto La noia nel ‘937.
L’incontro conclusivo prevede la proiezione del film Il bell’Antonio (Mauro Bolognini, 1960), tratto dal romanzo omonimo di Brancati e sceneggiato da Pier Paolo Pasolini. Girato quando Brancati era ormai morto da sei anni, Il bell’Antonio offrirà lo spunto per discutere come il cinema italiano ha saputo sfruttare le risorse narrative di Brancati.
Prima della proiezione del film saranno letti brani del romanzo; dopo la proiezione, una tavola rotonda con esperti di letteratura e cinema italiano (Antonio De Benedetti, Guido Vitiello, Marco Onofrio), offrirà al pubblico un ritratto dello scrittore siciliano e concluderà la rassegna.
L’organizzazione dell’iniziativa è affidata a Francesca Biancat, che curerà personalmente la lettura dei racconti, mentre Andrea Pergolari curerà la rassegna cinematografica e la compilazione di schede storico-riepilogative che accompagneranno la proiezione dei film..


VEN 23 APRILE


21.00 DI NUOVO “ANNI DIFFICILI” (2008)
Regia, sogg. e scen. Tatti Sanguineti; dir.fot. Luigi Pasquale; mo. Arianna Carletti, Gabriella Scaglione; fo. Carlo Cialone; org. e ric. Rosellina D’Errico; ass.re. Germano Maccioni. Interpreti: Tatti Sanguineti, Giulio Andreotti, Goffredo Fofi, Tullio Kezich, Anna Proclemer, Turi Vasile. Produzione: Briguglio Film; durata: 28’.

Attraverso testimonianze d’eccezione come quelle Andreotti, Vasile, Anna Proclemer, Fofi e Kezich, lo storico Tatti Sanguineti ricostruisce le vicende produttive e censorie di Anni difficili (1948), la prima storica collaborazione tra il regista Luigi Zampa e lo scrittore Vitaliano Brancati. A sessant’anni di distanza dall’uscita del film viene riproposta anche una nuova lettura critica dell’opera, rendendo ragione ad un titolo capitale del cinema italiano.

21.30 introduzione alla rassegna alla presenza della scrittrice Antonia Brancati, figlia di Vitaliano

a seguire lettura da: Il vecchio con gli stivali di V. Brancati

22.15 Anni difficili
(1948) di Luigi Zampa

Regia di Luigi Zampa; sogg. dal racconto Il vecchio con gli stivali di Vitaliano Brancati; scen. Sergio Amidei, Vitaliano Brancati, Franco Evangelisti, Enrico Fulchignoni; dir.fot. Carlo Montuori; mus. Franco Casavola; mo. Eraldo Da Roma; scg. Ivo Battelli; co. Giuliana Bagni. Interpreti: Umberto Spadaro (Aldo Piscitello), Massimo Girotti (Giovanni), Ave Ninchi (Rosina), Milly Vitale (Maria), Odette Bedogni [poi Delia Scala] (Elena), Ernesto Almirante (il nonno), Enzo Biliotti (il podestà). Produzione: Briguglio Film; durata: 117’.

Aldo Piscitello, impiegato nel comune di Modica, è costretto ad iscriversi al Partito Fascista a seguito delle insistenze del sindaco, per non perdere il proprio posto di lavoro. Nonostante questo, continua a frequentare l’ambiente di amici “resistenti”. Ma alla fine della guerra, dopo la caduta del fascismo, avrà un’amara sorpresa… Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia del 1948, suscitò grandi polemiche, presso la stampa e presso la politica: accusato di qualunquismo e, al contrario, di disfattismo, è ancora oggi un atto d’accusa morale potente e graffiante. Segnò l’inizio della collaborazione tra Vitaliano Brancati e Luigi Zampa, subentrato alla regia al posto di Carlo Ludovico Bragaglia, che aveva effettuato l’intera preparazione del film. Il mondo di Brancati, fatto di figure mediocri, meschine e grette, è ricreato in un piccolo cosmo di provincia che sa amplificarsi di significati universali. La satira impietosa del fascismo è anche la satira impietosa dell’Italia in ricostruzione, con un tono di racconto insieme antiretorico e sentimentale e con un finale che è il non plus ultra dei finali di Zampa.

SAB 24 APRILE

21.15 TRAGICO ROGO A ROMA – L’INCENDIO DELLA “MINERVA FILM” (1947) La Settimana Incom 00059 – 22.5.1947. Produzione: Istituto Luce; durata: 1’22”. In un servizio informativo dell’epoca, il tragico incendio della Minerva Film a Roma, che causò la morte di venti persone, tra i dipendenti della società. A seguire, Francesca Biancat leggerà una pagina del Diario romano (1947) di Vitaliano Brancati dedicata all’incendio della Minerva Film.

a seguire lettura da: La noia nel 1937 di V. Brancati

21.45 L’uomo, la bestia e la virtù (1954) di Steno Terzo

Regia Steno; sogg. dalla commedia omonima di Luigi Pirandello; scen. Vitaliano Brancati, Steno; dir.fot. Mario Damicelli; mus. Angelo Francesco Lavagnino, Pier Giorgio Levi; mo. Gisa Radicchi Levi; scg. Mario Chiari; arr. Piero Gherardi. Interpreti: Totò (prof. Paolino), Orson Welles (capitano Perella), Viviane Romance (Assunta Perella), Giancarlo Nicotra (Nonò), Clelia Matania (Graziella), Franca Faldini (Mariannina), Italia Marchesini (Rosaria), Mario Castellani (il dottore), Carlo Delle Piane (uno studente). Produzione: Antonio Altoviti per Rosa Film; durata: 87’.

Sposata ad un capitano di marina, Assunta Perella si innamora del maestro del figlio e ne rimane incinta. Per non confessare il tradimento, deve far sì che il nascituro sia figlio del marito capitano: ma prima deve convincerlo a fare l’amore con lei… Uno dei prodotti più insoliti del cinema italiano, un tentativo disperato di unire la cultura con il commercio. Per anni invedibile per problemi di diritti, ormai non più visibile nella copia originale (con un’accesa fotografia in Gevacolor), unisce i talenti di Totò ed Orson Welles, Steno e Brancati, tutti impegnati a tradurre in immagini cinematografiche la farsa grottesca di Pirandello. All’epoca fu considerato un film grassoccio e volgare, oggi può sembrare fin troppo corretto, quasi tarpato dalla paura di sbagliare. Quel che è certo è che Brancati trova nel mondo di Pirandello alcuni suoi tipici topoi narrativi (la mediocrità del protagonista, l’ossessione del sesso) e sa personalizzarli con un gusto acre di moralismo. Il finale è più beffardo che autocensorio (come voleva la critica del tempo) e Steno sa trarre da Totò sempre il meglio possibile, anche di fronte ad un pesce fuor d’acqua come Welles.

a seguire incontro con Enrico Vanzina, regista e figlio di Steno

DOM 25 APRILE

21.15 Lettura da: Il bell’Antonio di V. Brancati


21.30 Il bell’Antonio (1959) di Mauro Bolognini

Regia Mauro Bolognini; sogg. dal romanzo omonimo di Vitaliano Brancati; scen. Pier Paolo Pasolini, Gino Visentini; dir.fot. Armando Nannuzzi; mus. Piero Piccioni; mo. Nino Baragli; scg. Carlo Egidi; arr. e co. Piero Tosi. Interpreti: Marcello Mastroianni (Antonio Magnano), Claudia Cardinale (Barbara Puglisi), Pierre Brasseur (Alfio Magnano), Rina Morelli (Rosaria Magnano), Tomas Milian (Edoardo Lentini), Fulvia Mammi (Elena Ardizzone), Jole Fierro (Mariuccia). Produzione: Cino Del Duca, Alfredo Bini per Arco Film (Roma), Lyre Film (Parigi); durata: 105’.

Il bellissimo Antonio Magnano è concupito da tutte le donne che conosce. Dopo un periodo passato a Roma, se ne ritorna a Catania e si sposa, dopo breve fidanzamento, con Barbara Puglisi. I guai arrivano quando si scopre che Antonio non riesce ad avere rapporti sessuali con la moglie e Barbara chiede l’annullamento del matrimonio per sposare un ricco nobile… A cinque anni dalla morte di Brancati, il regista Mauro Bolognini, alla ricerca di un modo per raccontare l’Italia tramite la letteratura di fine Ottocento-inizio Novecento, si dedica alla trasposizione del romanzo più celebre dello scrittore siciliano. Lo fa con l’aiuto dell’amico e collega Pier Paolo Pasolini, operando diversi cambiamenti, strutturali e di contenuto, rispetto all’opera di riferimento: l’impotenza del protagonista non è più un atto di accusa contro l’integralismo maschilista dell’universo fascista, anche perché la vicenda viene spostata agli anni ’50. Rifiutando il tono grottesco, l’umorismo impietoso di Brancati, Bolognini si attesta su un tono elegiaco e malinconico fitto di inquietudine che fa emergere allo stesso modo, con grande potenza, la “volgarità dell’immaginario siciliano (e, di riflesso, italiano tutto)” (Pezzotta, Bocchi).

a seguire tavola rotonda con esperti di letteratura e cinema italiano (Antonio De Benedetti, Guido Vitiello, Marco Onofrio), offrirà al pubblico un ritratto dello scrittore siciliano e concluderà la rassegna.

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MAR 27 APRILE VISIONI PRESENTA

21.00 4 minuti (Titolo originale Vier Minuten, 112 min. - Germania 2006) di Chris Kraus. Con Monica Bleibtreu, Hannah Herzsprung, Sven Pippig, Richy Müller, Jasmin Tabatabai. L'ottantenne Traude Krüger si reca ogni giorno presso il carcere femminile di Lickau dove insegna a suonare il pianoforte a un numero sempre più esiguo di allieve. Il corso rischia di essere chiuso ma la donna, grazie anche alla solidarietà di un guardiano, riesce a convincere il direttore. Un giorno però sarà la stessa guardia carceraria, massacrata di botte da una detenuta, Jenny, a cambiare idea. Jenny è infatti in carcere accusata di omicidio. Ha uno straordinario talento per il piano ma è preda di crisi di violenza che la gettano nello sconforto.

GIO 29 APRILE INCONTRO CON GIORGIO DE CHIRICO
serata Omaggio Giorgio de Chirico a cura di Federico Febbo

21.15 UNA LEZIONE CON DE CHIRICO (13, italiano, 1958) Il grande pittore apre le porte del suo studio in piazza di Spagna 31 per una singolare lezione sui suoi stessi quadri ed un analisi comparativa con la grande tecnica della tradizione pittorica italiana e non dei secoli passati. I suoi d'apres, le false leggende, il suo costume, i suoi paradossi, il superomismo la sua impossibilità di vivere il proprio tempo ed il rifiuto di appartenervi. E poi il modernismo, il classicismo, il romanticismo ed il barocco nel suo vocabolario assumono il significato di una nostalgia etimologica ma anche sentimentale. Le sue origini greche nei suoi manichini come nei suoi cavalli dipinti, raccontate tra le rovine del'Appia antica e sulle spiagge del litorale romano, il suo essere beffardo e ironico nel concedersi al demone delle telecamere, paradigma della decadenza culturale del suo e del nostro impagabile mondo che fu.

21.30 INCONTRO CON GIORGIO DE CHIRICO a cura di Ettore della Giovanna realizzazione di Ubaldo Parenzo (42', italiano 1966).Per la prima volta proiettata integralmente l'eccezionale palabre nel salotto Rai organizzato da Ubaldo Parenzo. Il maestro si lascia coinvolgere in una strepitosa e provocatoria discussione con Alfredo Mezio, Carlo Bernari Virgilio Guzzi, tre noti e feroci critici della prima metà del XX secolo. De Chirico demolisce l'intero apparato artistico dell'epopea modernista e della filologica presunzione critica dei tre, condannando la grammatica degli impressionisti come dei contemporanei, sottolineando così la sua solitudine artistica nel panorama mondiale. L'accusa all'intera macchina dello spettacolo dell'arte pittorica e moderna, dai direttori dei musei ai facoltosi finanziatori museali come dei trapassati committenti. Nessuno sa adottare più la tecnica pittorica dei grandi maestri post tardo e rinascimentali, una tradizione conclusasi con i deprecabili, a detta del maestro, Cezanne e Manet, e la propaganda della stampa che ha sostituito alla critica la pubblicità ad un artista e alla sua opera. Bernari che invoca la verità sulla questione dei surrealisti, l'azzardato paragone dei suoi esordi con l'Arcimboldo ed il sospetto primato dei quadri metafisici con Carrà da parte di Mezio, la seguente replica di De Chirico all'intellettualismo surrogato dell'intelligenza ed il rifiuto delle accademie. E poi ancora le derive Schopenhauriane e quella Nitzschiana di Ecce Homo per le piazze di Torino, che diventeranno poi le sue famose piazze d'Italia, l'ipocrita innocenza nell'interporre la domanda al pittore se crede veramente che i critici ed i galleristi siano dei dittatori del mercato come egli asserrisce. La risposta a questo quesito i tre storici l'avrebbero trovata ai nostri giorni osservando impotenti lo strapotere che ha portato al declino dell'arte, depravata oggi in arte contemporanea. Quaranta incredibili minuti di rivelazioni e verità capovolte in cui De Chirico con la sua simpatica trascendenza domina e argina l'aggressione della retorica giornalistica di un atavica cultura ginnasiale tutta italiana.

22.15 IO, ALBERTO SAVINIO regia di Stefano Pomilia (28', italiano) Uno dei pochissimi documentari dedicati ad Andrea Alberto de Chirico, in arte Alberto Savinio fratello di Giorgio. Avremmo voluto riservare più spazio a questo fondamentale artista della nostra cultura ma la difficoltà nel reperire documenti video/sonori del grande intellettuale ha reso lo scopo vano. La sua totale assenza negli archivi e nelle discoteche rende questo documentario ancor più prezioso. L'interdisciplinarità di Savinio viene ripercorsa sin dai giorni dell'infanzia, dagli esordi musicali alla pittura, per finire nella sua immensa ed illuminante arte letteraria. La scaltrezza, la lucidità di un uomo abitato dall'ombra, tanto da assumerne i contorni ed il tratteggio, l'infanzia a Volos insieme al fratello ed il loro soggiorno in Germania dove conosceranno la pittura di Böcklin, che segnerà in diversi modo le loro vite. La conoscenza di Apollinaire e del mercante e collezionista Paul Guillaume, le recensioni di Soffici per i suoi concerti e poi la guerra e Dada, l'esperienza di direttore d'orchestra con Pirandello. Una versatilità impressionante e apparentemente impraticabile se non fosse per un innata e continua pulsione al gioco che è ricerca, e che caratterizza l'unicità di Savinio. Dalle sue impressionanti “Isole dei giocattoli” alle “Città invisibili”, i centauri e le metamorfosi, gli animali ermafroditi, le grandi intuizioni prestrutturaliste ed il successo pittorico in Francia e nelle biennali italiane. L'apogeo di un successo letterario raggiunto con “Tragedia dell'infanzia” e “Narrate uomini la vostra storia” e la conclamazione nell'antologia Bretoniana “L'Humor nero”, in cui Savinio figura come unico italiano assieme al fratello.
Verso la fine della sua carriera farà ritorno a teatro, alla Scala di Milano, per la colloborazione scenica con Stravinskij nell'Edipo Re e L'uccello di Fuoco, poi la sua Armida di Rossini per il Maggio Musicale Fiorentino del '52 con Serafin alla direzione e la Callas. Infinite esperienze oggi impensabili per un artista privo della grazia di un Savinio e dello sconvolgente superamento dei canoni artisti ed esistenziali. “Bisogna guardare nella tomba come si guarda in una culla”, diceva egli, per andare al di là della pittura come della vita.