BANDA BASSOTTI. E se gli operai scrivessero canzoni?

La Banda Bassotti è un gruppo musicale Ska-Punk-Oi! romano, uno dei più importanti sulla scena indipendente europea. In trent’anni ha suonato in tutto il mondo, dal Giappone al Sud America, e venduto più di 200.000 dischi.
Sigaro, Picchio, David e Pasquale negli anni ’80 fanno i manovali nei cantieri di Roma.
La pausa pranzo in cantiere è una tribuna politica, un giorno leggono su Il Manifesto: “si formano brigate del lavoro per il Nicaragua”. Laggiù il Fronte Sandinista combatte contro la dittatura, c’è la guerra e la guerra distrugge. Così i quattro manovali partono con pala e piccone perché la libertà si può costruire.
Di ritorno a Roma i manovali continuano a fare i manovali e nelle manifestazioni di piazza costruiscono i palchi, è il loro modo di contribuire alla causa.
Un giorno – con Clash, Specials, ranchere e ritmi latini nel cuore e nel cervello – i manovali salgono sul palco e nasce la Banda Bassotti che, dalle borgate romane, parte per un viaggio musicale e politico in sostegno delle lotte di liberazione e di indipendenza dei popoli.

MERCI PATRON! > documentario dell’anno in Francia

Le Monde ha scomodato Ernst Lubitsch, Frank Capra e Michael Moore per definire questo film di François Ruffin, giornalista e attivista, direttore di Fakir, bimestrale satirico, che nel 2013 ha messo nel mirino della sua macchina da presa l’uomo più ricco di Francia, Bernard Arnault, vate di LVMH, megagruppo del lusso, che tiene insieme tra gli altri marchi Fendi, Bulgari, Louis Vuitton, Givenchy, Moët & Chandon e Carrefour. “Pare che l’industriale e finanziere non l’abbia presa particolarmente bene. Le Parisien, il suo giornale di famiglia, si è rifiutato di scriverne. Ma il pubblico ha invaso lo stesso e in massa le sale, sghignazzando e applaudendo a ogni fine proiezione. La classe operaia non andrà più in paradiso, ma intanto si è presa una bella rivincita”, Repubblica.

RE:LEGALIZED

Un viaggio americano sulla strada della pianta più utile e più proibita al mondo. Perchè una pianta che esiste sulla terra da 38 milioni di anni è stata proibita negli ultimi 80 anni? Perché oggi negli Stati Uniti un numero di stati sempre maggiore ne legalizza e regolamenta l’uso medico e ricreativo? Un sorprendente viaggio terapeutico attraverso la frontiera della rilegalizzazione, tra coltivazioni biologiche e multinazionali del tabacco, tra scienziati illuminati e avide case farmaceutiche, tra chi passa gli anni in prigione e chi crea una nuova, gigantesca economia, sognando un mondo salvato dalla cannabis.

MERCI PATRON! > documentario dell’anno in Francia

Le Monde ha scomodato Ernst Lubitsch, Frank Capra e Michael Moore per definire questo film di François Ruffin, giornalista e attivista, direttore di Fakir, bimestrale satirico, che nel 2013 ha messo nel mirino della sua macchina da presa l’uomo più ricco di Francia, Bernard Arnault, vate di LVMH, megagruppo del lusso, che tiene insieme tra gli altri marchi Fendi, Bulgari, Louis Vuitton, Givenchy, Moët & Chandon e Carrefour. “Pare che l’industriale e finanziere non l’abbia presa particolarmente bene. Le Parisien, il suo giornale di famiglia, si è rifiutato di scriverne. Ma il pubblico ha invaso lo stesso e in massa le sale, sghignazzando e applaudendo a ogni fine proiezione. La classe operaia non andrà più in paradiso, ma intanto si è presa una bella rivincita”, Repubblica.

DETOUR @ LOGOS | Festa della Parola

DETOUR contribuisce alla ricca e battagliera programmazione di LOGOS | Festa della Parola 2014, che si terrà dal 9 al 12 ottobre presso il CSOA EXSNIA – Parco delle Energie in Via Prenestina 173, al Pigneto, a Roma. Qui di seguito, in dettaglio, le  iniziative in collaborazione:

(Per il programma completo fare riferimento al sito di LOGOS: http://www.logosfest.org/)

VENERDì  10 ore 19.00, presso spazio cinema CSOA ExSnia Via Prenestina 173

a  cura di Detour e con la collaborazione di Elisa Esposito

EU 013 L’ULTIMA FRONTIERA

di Alession Genovese, Raffaella Cosentino (Italia, 2013, 63′, versione italiana, english subtitles)

a seguire incontro con L. Jelassi e G. Guido, coordinatrice di LasciateCIEntrare 

L'ultima_frontiera

Ogni anno migliaia di cittadini stranieri vengono trattenuti all’interno dei Centri di Identificazione ed Espulsione (C.i.e.) italiani per non avere un regolare permesso di soggiorno. Possono restarvi rinchiusi fino ad un anno e mezzo senza aver commesso reato e senza essere stati condannati da un giudice. Per la prima volta in Italia, il Ministero dell’Interno ha autorizzato una troupe cinematografica ad entrare in queste strutture. Il muro di silenzio che circonda i C.i.e. e chi vi è rinchiuso si è aperto, in via del tutto eccezionale, al breve passaggio della troupe per poi richiudersi nell’indifferenza di tutti i giorni. Sono luoghi che si raccontano da soli, istituzioni totali che ci ricordano i lager e i manicomi, dove a farla da padrone è la violenza, fisica e mentale. Gli “ospiti”, come vengono chiamati i trattenuti, sono persone private della loro identità.  Allo scadere dei diciotto mesi vengono rilasciati con un foglio di via con il quale devono uscire dal territorio nazionale italiano entro pochi giorni. Molti di loro non vengono più riconosciuti dai loro consolati, se escono dal nostro per andare in un altro paese europeo vengono fermati e rimandati in Italia dove vengono riportati in un C.i.e. per altri diciotto mesi. Una storia assurda che sembra non finire mai.

For the first time, the Italian authorities allowed a film crew into the Centres for Identification and Expulsion: selection centres for refugees. Genovese shows European asylum policy as a carousel of hope and frustration, in which refugees are spun around until madness ensues. Aliens in Italy can be held up to 18 months in a CIE, a Centro di Identificazione ed Espulsione (Identification and Deportation Centre), before they are admitted or deported. The Italian photographer/documentary maker Alessio Genovese was the first person to get permission to take a look inside the walls. He interviews both the guards and the men and women who have to spend long months behind locked doors. None of them has committed a crime or has been sentenced. They are known as ‘guests’ in CIE jargon. Most of them grew up in Italy. After forced deportation, they roamed Europe but have to return to Italy as soon as they are arrested, after which the process starts all over again. Even viewers are brought to their knees by the stories and the administrative hell in which these people find themselves, so you can guess how the guests and guards feel. And that’s how the international refugee merry-go-round keeps turning. It has turned into an industry.

DOMENICA 12 OTTOBRE, ORE 20 presso spazio cinema CSOA ExSnia Via Prenestina 173

A cura di Aude Fourel con la collaborazione del cinema Detour

TEMPO DI LOTTE, IL CINEMA MILITANTE DI RENE VAUTIER

Proiezioni e incontro con Moïra Chappedelaine-Vautier, figlia del regista

Vautier

PROGRAMMA , dalle ore 20 in poi

INTERVISTA A RENE VAUTIER (2011), 10′
Versione originale sottotitolata in italiano

 

L’ALGERIA IN FIAMME (1958)
un film di René Vautier , 20′
versione originale sottotitolata in italiano
prima proiezione italiana

René Vautier filma nel 1958 sulla linea del fronte i partigiani algerini che lottano per conquistare l’indipendenza e la libertà del loro paese. Per questo film sarà condannato a morte in Francia e incarcerato due anni nelle prigioni del GPRA in Tunisia.

 

STORIE DI IMMAGINI, IMMAGINI DI STORIA (2014)
un film di Moïra Chappedelaine-Vautier e René Vautier , 60′
versione originale sottotitolata in italiano
anteprima mondiale

1950: la ricostruzione di Brest, rasa al suolo durante la guerra. Uno sciopero generale viene bloccato con le armi: muore un giovane operaio, Edouard Mazé. Il cineasta René Vautier ritorna clandestinamente dall’Irlanda per filmare la città in lutto e la lotta degli operai. L’unica copia del breve film, con il solo commento di una poesia di Eluard, viene proiettata nei cantieri in sciopero, da una cabina montata su un camioncino, diventando essa stessa parte di quel fatto, cinema d’intervento sociale. Storie di immagini, immagini di storia, racconta l’ingiustizia vissuta da Pierre Cauzien, ferito durante la stessa manifestazione e morto senza aver mai ottenuto il riconoscimento legale di vittima della violenza poliziesca.

Al termine della proiezione, incontro con Moira Chappedelaine-Vautier

 

LOGOTONDO_ombra

Cinema | Corsi e laboratori | Esposizioni | attività per bambini | Cinebar | Musica | Video d’arte | Teatro | Produzione Distribuzione Editoria indipendente

Associazione Culturale Detour – Via Urbana 107 Roma www.cinedetour.itcinedetour@tiscali.it

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Cinema militante | Colonialismo e censura


CINECLUB DETOUR VIA URBANA 107 – GIOVEDì 23 ore 21.00

CINEMA MILITANTE: COLONIALISMO E CENSURA

in collaborazione con Aude Fourel, videoartista e insegnante all’Università di St-Etienne (Francia)

 ore 21.30

Octobre à Paris

di Jacques Panijel (Francia 1962, 70’, versione francese sottotitoli in italiano)

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Qualche mese prima della fine della Guerra d’Algeria, il 17 ottobre 1961, un corteo di immigrati algerini che protesta pacificamente contro il coprifuoco selettivo e discriminatorio decretato dal prefetto Maurice Papon viene attaccato dalla polizia che spara sulla folla, scatena la caccia all’uomo, uccide a sangue freddo, getta cadaveri nella Senna. Nei mesi che seguono il massacro d’ottobre, Jacques Panijel, mostra in un film la vita quotidiana degli Algerini: nelle bidonville di Nanterre e Gennevilliers, gli arresti, il centro di tortura di rue de la Goutte d’or 28. Gira, con quelli che ne erano stati gli attori e sugli stessi luoghi, la preparazione e la partenza della manifestazione del 17 ottobre, resa con un montaggio d’archivio, foto e immagini filmate; poi le testimonianze: la macchina da presa torna sul percorso di coloro che sono stati arrestati, torturati, gettati nella Senna.

Dopo anni di copie sequestrate e proiezioni vietate dalla censura, nel maggio del ‘68 il film è proiettato al cinema Les Trois Luxembourg, insieme a La battaglia d’Algeri. Nel 1973, dopo uno sciopero della fame del regista René Vautier, il film ottiene un visto della censura, senza però essere distribuito. Nel 1981 alcune promesse di diffusione in televisione non hanno seguito. Le copie disperse di Octobre à Paris non sono visibili. Continua un’altra forma di censura subdola.

Nell’ottobre 2011, in occasione del cinquantenario della strage, le edizioni Montparnasse pubblicano il primo DVD di Octobre à Paris, ma il film non è citato nel Dizionario del Cinema Francese.

a seguire 

Afrique 50 intervista a René Vautier sul cinema militante (10′)

di  René Vautier (Francia 1956, 25’, versione francaise sottotitoli in italiano)

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Nel 1949, René Vautier, giovane regista di 21 anni, resistente decorato della Croce di Guerra nel 1944, appena diplomato dell’IDHEC (Scuola Nazionale di Cinema di Parigi, oggi La Fémis) parte per la Costa D’Avorio con l’incarico di girare un documentario per conto della Lega per l’Istruzione (Ligue de l’enseignement). Vautier arriva lì per raccontare «quello che è vero» e decide di non servire gli interessi della propaganda ufficiale, filmando ciò che vede quotidianamente: la mancanza di medici e insegnanti, i crimini commessi dall’esercito francese e lo sfruttamento delle popolazioni colonizzate. Le autorità coloniali lo accusano di filmare senza l’autorizzazione dei governatori. Ricercato, ufficialmente espulso, fugge verso Bamako e filma clandestinamente, lungo un percorso di mille chilometri, tracce di oppressione e di repressione. Al termine di un viaggio di quasi un anno, grazie alla solidarietà di africani, pescatori bretoni, giudici e doganieri, Vautier riesce a tornare in Francia e a rimpatriare le pellicole del film, che vengono consegnate alla Lega per l’Istruzione e in seguito sequestrate dalla polizia. Nel corso di un interrogatorio, grazie a un sotterfugio, riesce a salvare 21 bobine positive sulle 60 girate per realizzare il montaggio di Africa 50. Africa 50 è il primo film francese dichiaratamente anticoloniale. Censurato dal 1950 al 1990, porterà 13 accuse a René Vautier e una condanna a un anno di carcere.

Oggi, grazie al prezioso lavoro di ricerca e traduzione di Aude Fourel, abbiamo finalmente la possibilità di vedere al Detour il film “proibito” di Jacques Panijel e Afrique 50 di René Vautier in versione francese con sottotitoli in italiano.