39TFF FILES. Un detouriano a Torino

Dal nostro infiltrato speciale al 39 International Torino Film Festival

 

 

di Alessandro Calisti

Si è concluso da pochi giorni il Torino Film Festival. La 39esima edizione, pur dovendo fare i conti con l’era Covid, ci ha regalato un risultato incoraggiante, con sale sold out per le proiezioni in concorso. Segno evidente che il pubblico cinematografico ha ancora a cuore il rituale della visione collettiva.
Vi segnaliamo alcuni titoli fra i più interessanti ed altri che ci piacerebbe proporvi anche al Cine Detour fra quelli che siamo riusciti a vedere in anteprima.



Cominciamo dal fuori concorso Un Monde di Laura Wandel (Belgio), film fortemente immersivo dedicato al bullismo. Segue l’inizio della scuola di una bambina preoccupata per le sorti del fratello più grande, perseguitato dai compagni. Mette presto in rilievo tutti i limiti di un sistema educativo che carica i bambini di eccessiva tensione emotiva. Genitori ed educatori in primis escono sconfitti dimostrando incapacità di dialogo e di semplicità, intromettendosi nei conflitti in modo dannoso. Fortunatamente i protagonisti riusciranno a superare in modo autonomo alcune difficoltà, in un mondo in cui tutti sono alla ricerca di figure guida e di risposte che non arrivano.

C’è poi The Day Is Over, film cinese in concorso di Qi Rui. Narra della vita rurale come periferia delle opportunità in una società che viaggia a due velocità. Soprattutto per le ragazzine, che sembrano crescere abbandonate a se stesse, senza che nessuno le aiuti, in una comunità subito pronta ad approfittare delle loro sventure. Un racconto di toccante bellezza, opera prima che viene proposta guardando il mondo con gli occhi delle giovanissime protagoniste. Fra speranza, disillusione e consapevole amarezza.

Misticismo fai da te e ricerca dell’identità sono invece i temi di Clara Sola. Il lungometraggio di Nathalie Álvarez Mésen (Svezia/Costa Rica/Belgio/Germania) è una intensa narrazione della vita e dello sfruttamento economico di Clara. Prigioniera della famiglia e relegata al ruolo di guaritrice in una piccola indefinita comunità del centro America, la protagonista trova conforto nella natura circostante. Ma l’incontro con il nuovo fidanzato della nipote risveglia in lei gli impulsi fisici che non può soddisfare e che la porteranno gradualmente verso un punto di rottura. Una netta ricerca di emancipazione da una madre senza scrupoli e da un ruolo che le tarpa le ali.

Troviamo un altro titolo incentrato sulla scuola, per Fuori Concorso TF Lab. E’ il croato The Staffroom di Sonja Tarokic. Gli equilibri precari e le relazioni all’interno del corpo docenti vengono sconvolti dall’arrivo di una pedagogista giovane e piena di voglia di fare. Fra dialoghi serrati e ritmo intenso le vicende scolastiche ed i retroscena diventano un vero e proprio thriller. Un film che ci insegna che per alcune questioni tutto il mondo è paese e che per risolvere gravi conflitti è necessaria pazienza ed attitudine al compromesso, ma anche la capacità di lasciar correre.

Les Intranquilles di Joachim Lafosse (Belgio/Francia/ Lussemburgo), è un approfondita indagine sulle relazioni affettive e sul disagio mentale, all’interno della sezione Fuori Concorso / Surprise. Ottima recitazione di Leïla Bekhti e Damien Bonnard, nel ruolo di una coppia ben affiatata e con un figlio. Ma i problemi psichici incombono sulla creatività del pittore Damien. I suoi disturbi entrano prepotentemente nei rapporti di famiglia e nella vita quotidiana. Ritrovare un equilibrio è molto difficile; come lo è accettare la situazione per la compagna di un pittore che rischia una crisi ogni volta che si lascia travolgere dal suo estro creativo. Sarà proprio quest’ultima a ricoprire un ruolo importante nella vicenda. Fra egoismi, senso di responsabilità verso il figlio e tentativo di distacco da una relazione pericolosa, tutto si trasforma in una sfida di promesse e consapevolezza. Un commovente tentativo di tutti i protagonisti di districarsi in una situazione complicata ed imprevedibile.

Una sorpresa nella la sezione Le Stanze di Rol è stato senza dubbio Extraneus Matter – Complete Edition. Il regista giapponese Kenichi Ugana, accompagnato dall’attrice protagonista Kaoru Koide ha salutato il pubblico in sala dicendo: “Grazie per essere venuti a vedere questo strano film!”. In effetti non è facile assegnare un genere a questo lungometraggio che unisce tre lavori differenti, girato in bianco e nero con una fotografia molto elegante. Attraverso una certa comicità si affrontano vari temi: le relazioni vuote e prive di affetto, lo smarrimento della società davanti all’ignoto, l’integrazione. Tra fantascienza e spiccato erotismo (è vietato ai minori di 18 anni), scene grottesche e indagine sociale questo lavoro sui generis parte dalla vicenda di un curioso extraterrestre arrivato sulla terra all’improvviso. Si nasconde in un armadio, seduce le persone, si moltiplica… Una metafora per denunciare una comunità poco connessa e per nulla disposta all’ascolto dell’altro.



Parliamo ora di Aloners il film coreano che ha raccolto grande consenso nel pubblico oltre che il premio come miglior attrice per Gong Seung-Yeon. Il racconto ci offre un focus sulla società locale indagando sulle solitudini e sull’alienazione. La protagonista Jina, impiegata di successo in un call center di una compagnia di carte di credito, vive da sola, non ha amici e dopo la morte della madre ha un pessimo rapporto con il padre. Ma una serie di avvenimenti, fra cui il suicidio di un vicino di casa e l’arrivo in ufficio di una giovane stagista, daranno inizio ad un percorso di cambiamento. Una graduale rinascita in cui le relazioni umane torneranno ad avere il peso che meritano. Una favola metropolitana, ma anche un inno alla comprensione verso il prossimo.

Feathers (Francia/ Egitto/Paesi Bassi/Grecia) è l’opera di Omar El Zohairy che ha vinto il Premio Speciale della giuria come Miglior Film, (ex aequo con El Planeta). Un episodio surreale è l’occasione per raccontare la vita difficile di una famiglia povera, che vive in alloggi fatiscenti all’interno di un’area industriale molto inquinata. Un uomo viene trasformato per sbaglio in un pollo da un mago, durante la festa di compleanno del figlio. La moglie dovrà così barcamenarsi per non cadere in disgrazia. Forse però non è tutto come sembra. Tra il surreale e il grottesco, una fiaba improbabile per descrivere l’assurdità della povertà, ma anche le difficoltà delle donne nelle società retrograde, l’inquinamento, la burocrazia. Una commedia a tratti ostica da digerire per l’alternanza di pietismo e comicità politicamente scorretta. Un titolo che ha diviso il pubblico, a giudicare dalle reazioni in sala!

Lotta di Classe – Il Cinema dei Ragazzi di Emilio Sidoti è un documentario italiano di Demetrio Giacomelli. Testimonianza della prima esperienza dell’utilizzo del cinema come strumento educativo. Alla fine degli anni sessanta, Emilio Sidoti sviluppa un metodo innovativo nella scuola elementare di Albisola. Siamo in Liguria non lontano da Savona. Molto criticato all’epoca ed accusato ingiustamente di formare intere generazioni di brigatisti, il maestro realizzò con le sue classi una ventina di film; scritti, interpretati e montati quasi interamente dagli alunni. I temi erano storici, sociali e frutto dello studio delle materie scolastiche. Molto interessante per gli educatori dedica ampio spazio al confronto dei bambini dell’epoca -oggi divenuti adulti. Ricco di racconti, aneddoti e ricordi personali dei protagonisti dei film.

El Planeta (Usa /Spagna) è il film dell’esordiente regista Amalia Ulman, qui anche attrice protagonista. Ha ottenuto il Premio Speciale della Giuria (ex aequo con Feathers) ed entusiasmato il pubblico di Torino. La vita difficile della giovane Leonor e di sua madre appena trasferitesi da Londra a Gijón, è l’occasione per raccontare la crisi economica, ma anche per criticare una società consumista e legata al culto dell’immagine, che crea bisogni superficiali e non offre alle giovani generazioni prospettive solide. Girato in bianco e nero, con inquadrature di interni che sembrano omaggiare Cassavetes e dialoghi esilaranti che ricordano a tratti il primo Almodóvar risulta un film decisamente Indie. Nei panni di una amabile e cialtrona ragazza che sogna un futuro nella moda e prende continue cantonate in amore e sul lavoro, Amalia Ulman fotografa le incertezze di un Europa e di una Spagna in difficoltà e ci regala personaggi comici e decadenti al tempo stesso.

Suzanna Adler (Francia) è tratto dall’omonima pièce teatrale di Marguerite Duras, proposto nella sezione Fuori Concorso / Surprise e diretto da Benoȋt Jacquot. Come spesso accade la trasposizione cinematografica può risentire di una certa staticità. Il film è incentrato interamente sulla prova d’attrice di Charlotte Gainsbourg che dimostra di essere in uno stato di grazia. Qui la troviamo nei panni di una giovane e ricchissima donna, insoddisfatta del suo matrimonio, che visita una costosa villa da acquistare in riva al mare. Si confronterà con il suo amante – interpretato da Niels Schneider-, sul futuro di una relazione precaria. Ambientato in una Francia anni sessanta, borghese e iconica.

Per finire vi segnaliamo un ultimo titolo: L’Angelo dei Muri (Italia/ Francia /Slovenia), inserito nella sezione Le Stanze di Rol. Il regista Lorenzo Bianchini ci consegna una favola nera. Un uomo anziano, solo e dal passato tragico viene sfrattato dalla casa di tutta una vita. Non volendo però distaccarsene e non sapendo dove andare si nasconde al suo interno creando una specie stanza segreta. Sarà l’occasione per osservare i nuovi inquilini e vegliare su Sanya, bambina cieca arrivata da poco nell’appartamento insieme alla madre, lavoratrice single sempre in ansia per le sorti della figlia. La bambina è l’unica a percepire la presenza dell’anziano inquilino, credendolo appunto l’Angelo dei Muri, che vive nella casa e gioca con lei. Sullo sfondo una Trieste in crisi, fredda e decadente. Tutto lentamente diventa meno chiaro e lineare di quanto non sembri e cominciano ad intrecciarsi ricordi, speranze di redenzione ed allucinazioni. L’interpretazione magistrale di Pierre Richard e la partecipazione della giovanissima Gioia Heinz, per la prima volta sullo schermo, sono un punto di forza di questo lavoro capace di commuovere, spaventare e mostrare la tristezza delle solitudini.

Non ci resta che augurarvi buona visione. Lunga vita ai festival del cinema!

 

 


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