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“You can’t teach an old dog a new trick. I’m an old dog but I can learn new tricks.” Pasquale Donatone

 

TONY DRIVER

Regia di Ascanio Petrini (Italia 2019, 75′, versione originale italiana)

Potete vedere il film all’orario indicato assieme agli altri spettatori oppure, in modo autonomo, entro le 48 ore successive. Potete uscire, rientrare in sala e riprendere la visione con il medesimo codice di accesso.

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Pasquale un giorno decide di cambiare nome e farsi chiamare Tony. Nato a Bari, quartiere Madonnella, a 9 anni, nella metà degli anni Sessanta, migra oltreoceano con la famiglia e cresce da vero americano, tutto hot dog e rockabilly. Non è mai ritornato in Italia, fino a quando, ormai tassista di professione a Yuma, un blitz anti-immigrazione alla frontiera con il Messico lo costringe a scegliere: la galera in Arizona, o la deportazione in Italia per dieci anni. Il reato? Trasporto a bordo del suo taxi di migranti illegali negli Stati Uniti.
Tony opta per la deportazione. Rientrato in Italia, col suo sogno americano andato in pezzi, si ritrova completamente solo in quello che definisce “un altro pianeta”, un piccolo Paese immobile senza opportunità.
Nello scenario desolante in cui vive ai margini dell’autostrada, Tony indossa ancora il suo cappello da cowboy e non sembra proprio disposto ad arrendersi…

Film sull’assurdità dei muri e dei ban, “Tony Driver” reinventa lo spazio secondo nuove e inedite coordinate e azzarda uno spericolato incrocio di generi, aggiornando il  mito della frontiera come meta da riconquistare. Tony non è un eroe, ma nemmeno un anti-eroe. Non è politicamente corretto, non è nemmeno da esotizzare. Se le categorie di bene e male puzzano un po’ sempre di manicheismo, in questa storia sono ancora più  inutili. Tony vi si destreggia bene e alla fine vorresti incontrarlo per farti raccontare ancora una volta la sua avventura. 

Note di regia: “You can’t teach an old dog a new trick. I’m an old dog but I can learn new tricks.”
Quando Pasquale mi ha detto questa frase mi ha guardato dritto negli occhi. Non ha aggiunto altro. Le rughe sul suo volto mi hanno raccontato il resto della storia. E’ li che per la prima volta, ho visto Tony Driver.
In lui e in quella storia ho trovato un nuovo personaggio nelle corde di Trevis Bickle di Taxi Driver e Willy il Coyote di Road Runner: un antieroe destinato a perdere ma anche a provarci.
Quando ci siamo incontrati, Tony viveva in una grotta sul mar Mediterraneo, nel completo rifiuto di ogni cosa, bloccato tra rocce e acqua. Ho cominciato a filmarlo ma presto mi sono reso conto che i paesaggi profondamente contraddittori della sua storia meritavano una restituzione visiva: doveva essere ambientata qui in Italia ma anche lì, in America, dove non ha mai smesso di immaginare la sua vita. Ed e’ proprio su questa immaginazione che ho costruito la messa in scena del film.


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