MAY I BE HAPPY. Pratiche di mindfulness nelle scuole. Dalla meditazione all’Hip-Hop

Come può la filosofia della mindfulness trasformare la vita dei più giovani? Sequenze poetiche e di insegnanti intenti a condurre pratiche, dalla meditazione ai laboratori di hip hop, a bambini provenienti da diversa estrazione sociale in contesti come le scuole pubbliche americane, quelle private e i centri di detenzione minorile.
May I Be Happy ci ricorda dell’esistenza di una naturale capacità di benessere e di felicità, più spiccata nei bambini.
La regista stessa, Hélène Walter ha scoperto la mindfulness e ha deciso di formarsi per accompagnare i bambini attraverso un percorso di consapevolezza e di resilienza, come cura e come via d’uscita dalla sofferenza, dai traumi, dall’aggressività e dalla violenza.

EASY RIDER (versione restaurata) di Denis Hopper. Con Jack Nicholson, Peter Fonda

“Billy e Wyatt partono sulle loro Harley-Davidson. Fanno molti incontri, piacevoli e no. Il più famoso “film di strada” della storia del cinema. Il tema classico del viaggio si mescola con quelli della cultura alternativa degli anni ’60: marijuana, musica pop, protesta hippy, pacifismo, crisi del mito americano. In varia misura furono ammirate la colonna musicale (che include brani di Byrds, The Band, Robbie Robertson, Jimi Hendrix, Bob Dylan, Steppenwolf), la bizzarra tecnica di montaggio, la suggestiva fotografia, l’interpretazione di Nicholson”. Sul finale un atto d’accusa e un’allusione “alle uccisioni dei due Kennedy e di Martin Luther King: “le immagini della terribile fine della festa, del pugno di ferro del realismo che intendeva liquidare definitivamente il sogno.” (Furio Colombo, 1999). 
Davvero epica la colonna sonora con brandi di “The Band, The Byrds, The Jimi Hendrix Experience e Steppenwolf.
Easy Rider è un film simbolo degli anni ’60, il road movie per eccellenza e quello più a contatto con la mitologia della frontiera. È il più celebrativo del binomio libertà-strada aperta. Detour presenta la versione appena restaurata del film a cura della Cineteca di Bologna in cui potrete apprezzare la straordinaria fotografia di Lazlo Kovacs.

CHARLIE SAYS di Mary Harron

Legate alla setta di Charles Manson, Leslie, Patricia e Susan sono state coinvolte in crimini efferati e condannate dalla giustizia americana. Karlene Faith è una sorta di assistente sociale che opera in carcere e si offre di aiutarle. Le tre infatti sono ancora incantate dalle parole di Manson, che ripetono a ogni occasione come un insegnamento di vita.
Il film si pone come una visione dell’altra faccia della medaglia, raccontando l’umanità soggiogata dalla setta, ma pure l’importanza della sorellanza femminile all’interno di quel microcosmo.

THE RIDER di Chloé Zhao. Sundance Film Festival 2019. Ultima proiezione.

Dopo un tragico incidente a cavallo, il giovane Brady vede i suoi sogni sfumare: scopre infatti che non potrà più gareggiare. Tornato a casa nella riserva indiana di Pine Ridge, South Dakota, Brady lotta per superare il trauma dell’incidente, sia dal punto di vista fisico che psicologico.
Nonostante il momento difficile, il ragazzo non può pensare solo a se stesso, deve infatti badare alla sorella Lilly che, affetta dalla sindrome di Asperger, non può contare sulle attenzioni del padre Wayne. L’uomo, dipendente dal gioco d’azzardo, arriverà addirittura a vendere il cavallo preferito di Brady per saldare i suoi debiti. Frustrato e oppresso dal senso di inadeguatezza, Brady si allontana dal mondo e dagli amici del rodeo e inizia a spendere la maggior parte del suo tempo con l’amico Lane (Lane Scott) anch’egli in riabilitazione intensiva dopo un incidente. La lontananza dai cavalli diventa però insopportabile e Brady torna così ad allenarsi. Ma dovrà prendere una decisione: dedicarsi alla guarigione con l’aiuto della sua famiglia e dei suoi amici, o rischiare tutto per mantenere l’unico senso di sé che abbia mai conosciuto.
Presentato alla 70esima edizione del Festival di Cannes, questo post-western dai potenti spunti documentaristici è diretto dalla giovane regista cinese Chloé Zhao, trapiantata da anni a New York. 

LA CADUTA DELLA CASA USHER di Jean Epstein. Sonorizzato dal vivo da Le Grand Lunaire

Primo grande appuntamento dell’autunno al Cinema Detour dedicato al cinema e alla musica dal vivo: Le Grand Lunaire (Adriano Lanzi, chitarra elettrica; Paolo Di Cioccio, oboe e theremin) sonorizzano LA CADUTA DELLA CASA USHER (Francia, 1928) di Jean Epstein, tratto da un racconto di Edgar A. Poe.
Per il film “La Caduta della Casa Usher”, il grande teorico del cinema e autore originalissimo Jean Epstein si avvalse come aiuto regista di un allora ventottenne Luis Buñuel, realizzando, più che una trasposizione fedele dell’omonimo racconto di Edgar A. Poe, un affresco composito di atmosfere e temi cari allo scrittore statunitense, attingendo anche ad altre opere quali Ligeia e Il Ritratto Ovale. Ne risulta un’opera unica nel suo genere, con effetti simili a quelli della corrente dell’Espressionismo, sebbene ottenuti con mezzi e presupposti teorici del tutto diversi. La sonorizzazione di Le Grand Lunaire ne sottolinea il senso di sospensione e dilatazione temporale, il fatalismo claustrofobico, le punte sconcertanti di umorismo macabro e paradossale.
Il duo elettroacustico Le Grand Lunaire si muove tra scrittura e improvvisazione. Nella stratificazione del materiale trovano spazio suggestioni cameristiche, alterazione timbrica degli strumenti, e cellule ritmiche di matrice rock/jazz.

ANTROPOCENE. L’epoca umana | Sundance Film Festival | Berlinale

A conclusione del Global Climate Change Week 2019 Detour presenta il nuovo film di uno dei più acclamati landscape photographer, Edward Burtynsky che, con i pluripremiati Jennifer Baichwall e Nicholas de Pencier, sintetizza il lavoro decennale dell’Anthropocene Workgroup, ensemble multidisciplinare di scienziati alla ricerca dei segni inconfutabili di come dall’Olocene il nostro pianeta stia entrando nell’epoca dell’Antropocene. Un viaggio attraverso tutto il mondo realizzato con tecniche fotografiche avanguardistiche per prendere coscienza della responsabilità della specie umana nel plasmare il destino del proprio habitat. Selezione ufficiale a Berlino, Sundance e Toronto Film Festival. Audience Awards al CinemAmbiente di Torino.

ANTROPOCENE. L’epoca umana

A conclusione del Global Climate Change Week 2019 Detour presenta il nuovo film di uno dei più acclamati landscape photographer, Edward Burtynsky che, con i pluripremiati Jennifer Baichwall e Nicholas de Pencier, sintetizza il lavoro decennale dell’Anthropocene Workgroup, ensemble multidisciplinare di scienziati alla ricerca dei segni inconfutabili di come dall’Olocene il nostro pianeta stia entrando nell’epoca dell’Antropocene. Un viaggio attraverso tutto il mondo realizzato con tecniche fotografiche avanguardistiche per prendere coscienza della responsabilità della specie umana nel plasmare il destino del proprio habitat. Selezione ufficiale a Berlino, Sundance e Toronto Film Festival. Audience Awards al CinemAmbiente di Torino.

CHARLIE SAYS di Mary Harron

Legate alla setta di Charles Manson, Leslie, Patricia e Susan sono state coinvolte in crimini efferati e condannate dalla giustizia americana. Karlene Faith è una sorta di assistente sociale che opera in carcere e si offre di aiutarle. Le tre infatti sono ancora incantate dalle parole di Manson, che ripetono a ogni occasione come un insegnamento di vita.
Il film si pone come una visione dell’altra faccia della medaglia, raccontando l’umanità soggiogata dalla setta, ma pure l’importanza della sorellanza femminile all’interno di quel microcosmo.

THE RIDER di Chloé Zhao

Dopo un tragico incidente a cavallo, il giovane Brady (Brady Jandreau) vede i suoi sogni sfumare: scopre infatti che non potrà più gareggiare. Tornato a casa nella riserva indiana di Pine Ridge, South Dakota, Brady lotta per superare il trauma dell’incidente, sia dal punto di vista fisico che psicologico.
Nonostante il momento difficile, il ragazzo non può pensare solo a se stesso, deve infatti badare alla sorella Lilly che, affetta dalla sindrome di Asperger, non può contare sulle attenzioni del padre Wayne. L’uomo, dipendente dal gioco d’azzardo, arriverà addirittura a vendere il cavallo preferito di Brady per saldare i suoi debiti. Frustrato e oppresso dal senso di inadeguatezza, Brady si allontana dal mondo e dagli amici del rodeo e inizia a spendere la maggior parte del suo tempo con l’amico Lane (Lane Scott) anch’egli in riabilitazione intensiva dopo un incidente. La lontananza dai cavalli diventa però insopportabile e Brady torna così ad allenarsi. Ma dovrà prendere una decisione: dedicarsi alla guarigione con l’aiuto della sua famiglia e dei suoi amici, o rischiare tutto per mantenere l’unico senso di sé che abbia mai conosciuto.
Presentato alla 70esima edizione del Festival di Cannes, questo post-western dai potenti spunti documentaristici è diretto dalla giovane regista cinese Chloé Zhao, trapiantata da anni a New York. 

CHARLIE SAYS di Mary Harron

Legate alla setta di Charles Manson, Leslie, Patricia e Susan sono state coinvolte in crimini efferati e condannate dalla giustizia americana. Karlene Faith è una sorta di assistente sociale che opera in carcere e si offre di aiutarle. Le tre infatti sono ancora incantate dalle parole di Manson, che ripetono a ogni occasione come un insegnamento di vita.
Il film si pone come una visione dell’altra faccia della medaglia, raccontando l’umanità soggiogata dalla setta, ma pure l’importanza della sorellanza femminile all’interno di quel microcosmo.