Roma Cinema Detour, Via Urbana 107 Roma
Domenica 27 novembre 2016 ore 19.30

In collaborazione con Wanted Cinema distribuzione

 “Le fotografie sono meno importanti della vita che si sta vivendo” Robert Mapplethorpe
MAPPLETHORPE. Look at the Pictures 
di Fenton Baily e Randy Barbato, USA 2016, 80′ (v.o. inglese, sott italiano)

Con: Robert Mapplethorpe, Edward Mapplethorpe, Fran Lebowitz, Brice Marden,
Debbie Harry, Ken Moody, Robert Sherman, Gloria von Thurn und Taxis, Carolina Herrera, Brooke Shields

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Arriva in Italia e a Roma al Detour, grazie a Wanted Cinema Distribuzione, il documentario dedicato a Robert Mapplethorpe, il grande fotografo americano morto di Aids nel 1989.

“Le fotografie sono meno importanti della vita che si sta vivendo”, diceva Mapplethorpe. E il film di Baily e Barbato ha il merito di far arrivare allo spettatore questo amore per la vita e questa idea di fotografia che ha senso di esistere solo nel momento in cui cattura la vita che pulsa, qualunque sia la sua forma. “Look at the pictures” è un film molto fotografico, in cui le foto sono protagoniste e anche le inquadrature delle interviste sono concepite come set fotografici, in cui luce e composizione sono tutto.

Scandali, amori e muse
Dai suoi primi esperimenti artistici (realizzava collage ritagliando foto dai giornali pornografici gay) alla consacrazione finale nell’ultima mostra, “The perfect moment”, passando attraverso lo scandalo di “The X Portfolio”, l’amore del curatore d’arte Sam Wagstaff, i suoi altri uomini, l’ambizione sfrenata e la malattia, “Look at the pictures” ricostruisce la vita di Mapplethorpe attraverso le foto e le interviste a persone che l’hanno conosciuto, tra cui il fratello Edward, anch’egli fotografo, la scrittrice Fran Lebowitz , la body builder Lisa Lyon e l’attrice e cantante Debbie Harry. Tra le voci narranti c’è anche quella della sua compagna, poi amica e musa, Patti Smith (è di Mapplethorpe la copertina dell’album “Horses”), ma solo tramite interviste di repertorio. 

E il senatore urlò “Guardate le foto”
Il titolo del film prende spunto da una frase pronunciata dal senatore Jesse Helms nel Senato degli Stati Uniti a pochi mesi dalla morte di Mapplethorpe, per cercare di bloccare le sovvenzioni alla mostra di quello che definì “un omosessuale famoso che è morto di AIDS”. La colpa di Mapplethorpe? Aver fotografato per tutta la sua carriera soprattutto corpi nudi, dettagli di genitali, rapporti sessuali omosessuali. Aver realizzato scatti che lasciano ben poco all’immaginazione e che trasudano sensualità anche nei ritratti conturbanti e nelle apparentemente innocenti foto di fiori. Scatti che sarebbe però riduttivo definire “pornografici”, perché uniscono alla provocazione e alla disinibizione la perfezione della composizione e della forma, il senso dell’umorismo, il confronto col proprio background cattolico, e la capacità di stabilire una relazione autentica col soggetto fotografato (del resto molti protagonisti delle foto di Mapplethorpe erano suoi amanti o amici).

(testo italiano da “La Stampa” online, sezione Spettacoli)

ENG: “Iconic and controversial photographer Robert Mapplethorpe is profiled in this candid, often shocking documentary directed by Fenton Bailey and Randy Barbato. 

The thing you learn from this in-depth doc about New York photographer Robert Mapplethorpe is how much of a trail he blazed. In the 1970s and ’80s, politicians and people who live to be morally outraged condemned his gay S&M photography as ugly and obscene. Mapplethorpe was defiant, refusing to hide a thing.

We see many of his photographs here (including the notoriously explicit X Portfolio) for what they are: as beautiful and breathtaking as classic sculpture – and no more explicit than images shared on Grindr these days. Mapplethorpe, who died from Aids-related complications in 1989, aged 42, was no tortured artist. Ambitious and self-absorbed, he chased fame and money. As one friend puts it: ‘He wanted to be a legend.’ The filmmakers interview his lovers, family and collaborators. The only person missing is Patti Smith, his soulmate, one-time lover and lifelong friend.” (Time Out online London)

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